Il 23 novembre 2024 nell’ambito del convegno I non pubblici all’interno di Wonderland Festival abbiamo incontrato Markéta Hrdlička Málková, Marta Rubio e Rutger Gernandt, professionisti/e del settore performativo che hanno riportato le proprie esperienze e considerazioni sulle residenze artistiche e sul rapporto con le comunità locali rispettivamente in Repubblica Ceca, Spagna e Paesi Bassi.
Come trasformare un’area rurale attraverso la cultura di Markéta Hrdlička Málková (Repubblica Ceca)
NOVÁ SÍŤ z.s. è la rete di 40 partner che unisce luoghi di residenze artistiche e centri culturali della Repubblica Ceca. Ne parla Markéta Hrdlička Málková con il suo centro di residenze artistiche per la danza contemporanea Razi Dance a Komařice, un piccolo villaggio rurale di 150 abitanti immerso nella campagna della Repubblica Ceca ai confini con l’Austria. Nel suo intervento, Markéta Hrdlička Málková ha raccontato del lavoro svolto con la comunità locale e dei processi di coinvolgimento attraverso specifiche azioni di audience engagement.

Fondata insieme al marito nel 2016, Razi Dance è una vecchia casa di famiglia trasformata negli anni ‘90 in azienda di yogurt, che Markéta Hrdlička Málková ha voluto riconvertire in centro di residenza per fornire anche nel territorio della Repubblica Ceca uno spazio a sostegno del processo di creazione artistica contemporanea indirizzato ai liberi professionisti/e privi del supporto di grandi istituzioni. La Repubblica Ceca ospita infatti residenze per le arti visive e per la letteratura ma non per il settore performativo, rendendo Razi Dance prima nel suo genere.
Il centro nasce nella piccola Komařice, paese di origine di Markéta Hrdlička Málková, nella convinzione che opere d’arte di alta qualità possano essere realizzate coinvolgendo le comunità locali. Negli ultimi otto anni il centro ha sostenuto circa 700 artisti con 140 progetti e, fin da subito, ha goduto della fiducia della comunità, ottenendo supporto attivo e seguito negli spettacoli proposti. Vincente è stata l’idea di proporre eventi di arte contemporanea in luoghi “protetti” permettendo agli spettatori e spettatrici di sentirsi liberi/e di andare o restare in base al proprio gusto. Altro punto a favore di eventi performativi contemporanei è il legame con la tradizione carnevalesca locale e la consuetudine del travestimento. Tutti gli spettacoli sono inoltre estremamente legati alle questioni ambientali e si svolgono principalmente in spazi all’aperto, coinvolgendo attivamente la popolazione nella costruzione delle scenografie e nell’allestimento del palco. Durante il festival HARVEST, molti/e sono stati/e i volontari che si sono resi disponibili per le attività quotidiane dal vendere i biglietti degli spettacoli a mostrare ai visitatori/visitratrici il territorio circostante. Questo ha attivato un forte lavoro di rete e pubblico da tutta la regione.
Residenze artistiche e coinvolgimento del pubblico durante e dopo la pandemia di Marta Rubio (Spagna)
Se prima l’utilizzo del digitale era considerato un’innovazione, nell’anno 2020 è diventato quotidianità spingendo le realtà culturali a moltiplicare le proprie azioni per il coinvolgimento dei pubblici online. Le nuove necessità e la riduzione del supporto pubblico alla cultura hanno spinto le realtà artistiche ad adattarsi a nuove modalità digitali e ibride di promozione e comunicazione del proprio lavoro e degli artisti supportati.
Marta Rubio di Espacio Inestable, progetto artistico di programmazione, divulgazione e ricerca delle arti sceniche a Valencia (Spagna), racconta il lavoro presso il centro e i progetti di residenze artistiche offerti: Graners de Creació, programma della durata di 3 anni, e Rural Residencies, progetto di quattro residenze per chi non appartiene alla Comunità Valenciana. Tra le azioni intraprese dal centro Marta Rubio spiega la volontà di avvicinare il pubblico al progetto, esplicitando la profonda ricerca alla base dei processi di creazione degli artisti/e in residenza. La volontà di “aprirsi” e di coinvolgere il pubblico esterno nei processi di creazione ha il risultato di creare profonde connessioni tra professionisti/e e pubblici.
Per avvicinare anche i cosiddetti “non pubblici”, persone potenzialmente interessate ma non frequentanti di centri culturali, Espacio Inestable utilizza mezzi di comunicazione classici on e offline come giornali, locandine, social media, siti web, posta elettronica. A questi aggiunge sperimentazioni con nuovi canali come UpStage, piattaforma online per eventi performativi che permette di connettere pubblico dal vivo e online con artisti/e che interagiscono contemporaneamente da luoghi diversi, creando eventi ibridi molto interessanti.
Oltre al discorso sui pubblici, il centro di residenza si interroga costantemente sulla sostenibilità degli artisti e artiste e del giusto equilibrio per creare lavori di qualità. Emerge la necessità di flessibilità temporale, la creazione di reti tra professionalità ed enti per la circuitazione di competenze, e il legame con le comunità e con i luoghi stessi per creare progetti in continuità gli uni con gli altri e per considerare il proprio lavoro interpretato secondo la sensibilità locale, attraverso un’adeguata riflessione e lavoro di mediazione.

Residenze internazionali e nuovi pubblici di Rutger Gernandt (Paesi Bassi)
Anche nei Paesi Bassi si discute molto dei non visitatori: ce ne parla Rutger Gernandt, fondatore della compagnia teatrale De Warme Winkel e dell’hub creativo per compagnie teatrali indipendenti De Sloot (iniziativa di De Warme Winkel in collaborazione con BOG Collection).
Strutturato come una “casa” per le compagnie teatrali indipendenti, De Sloot nasce dalla necessità di creare nei Paesi Bassi un centro di residenza per artisti e artiste, un sistema prima mancante che costringeva le persone del settore a lavorare in caffè e piccoli uffici in mancanza di spazi appositi. Il centro si trova in un vecchio edificio industriale di 3.000 m² con sale prove, laboratori e un ristorante, principale luogo di ritrovo di scambi informali tra professionisti/e, pubblico effettivo e potenziale.

Rutger Gernandt ha illustrato i risultato della ricerca sulla partecipazione culturale svolta nei Paesi Bassi che ha stabilito un forte livello di attività (84%) grazie all’accessibilità ed efficienza delle infrastrutture che facilitano gli spostamenti verso i luoghi di cultura. Ulteriori variabili di discussione per individuare i non pubblici indagano la necessità percepita di andare a teatro, la frequenza, la differenza tra persone non interessate e non pubblici interessati e potenziali, la differenza tra cultura alta e cultura popolare e il capitale culturale delle persone (nei Paesi Bassi non si rileva una differenza significativa tra città e aree rurali).
Pur non avendo tutte le risposte, l’esperienza di De Sloot ha chiarificato il ruolo moltiplicatore del pubblico, anche per i gruppi non target dell’organizzazione, e ha individuato strategie di coinvolgimento di pubblici potenziali convertendo il loro interesse latente verso il teatro (differenziando le tematiche e gli spazi, sfruttando l’attività del ristorante del centro, proponendo laboratori, conversazioni, dibattiti, prove aperte). De Sloot mira infatti a far crescere la comunità che gravita attorno alle residenze proposte. La sfida è fidelizzare il pubblico attraverso un lungo lavoro di mediazione che possa generare connessioni reali, profonde e sostenibili cercando qualità e non quantità e creando un rapporto di fiducia tra artisti/e e pubblico locale. Le strategie messe in campo richiedono sperimentazione e tempo per rendere visibili i risultati.