Come ente parte di C.Re.S.Co, condividiamo e riportiamo di seguito la lettera aperta aperta relativa al DM triennale 2025-2027 che il coordinamento ha presentato in data 13 gennaio 2025.
Prima del DM: il dialogo con la Politica
C.Re.S.Co. – Coordinamento delle Realtà della Scena Contemporanea, tra le realtà maggiormente rappresentative del settore dello spettacolo dal vivo, dal 2010 elabora proposte volte a migliorare il sistema del finanziamento pubblico e nello specifico il Decreto Ministeriale recante Criteri e modalità per l’assegnazione e la liquidazione dei contributi allo spettacolo dal vivo, a valere sul “Fondo Nazionale per lo Spettacolo dal Vivo”, per tutti semplicemente il DM. La rete ha lavorato in questi anni in dialogo costante con il Ministero, cercando allo stesso tempo una relazione generativa con le altre sigle di rappresentanza, fermamente convinta del valore assoluto della concertazione collettiva.
Eppure oggi i membri del Direttivo devono prendere atto che la rete – composta da oltre 250 realtà operanti professionalmente nel settore – non è stata coinvolta nella discussione politica sul prossimo DM triennale 2025/2027, nonostante avesse già preso parte ai tavoli di lavoro dello scorso luglio, indetti dalla Direzione Generale Spettacolo, assieme ai colleghi e alle colleghe di AGIS e Federvivo. Trascorsa la pausa estiva era attesa una nuova convocazione, invece non c’è stato spazio per alcun confronto ufficiale per nessuna delle realtà che, come C.Re.S.Co., ogni giorno investono energie e risorse nello studio e nell’elaborazione di proposte volte al benessere del sistema, impegnandosi a fare sintesi di istanze troppo spesso parcellizzate.
Questa mancata convocazione pone alcune domande: può dirsi sano un sistema democratico fondato sulla consultazione di una sola voce, seppur espressa da una realtà storicamente rappresentativa come AGIS e Federvivo, con cui C.Re.S.Co. da sempre cercato un dialogo aperto e collaborativo? Può dirsi aperta e inclusiva, equa e liberale, una modalità di consultazione che impedisce ogni forma di accesso a una rete che rappresenta una fetta così importante del sistema produttivo, per giunta dopo che la stessa è stata convocata ed ascoltata più volte dall’Amministrazione? E soprattutto, può dirsi contemplato nella sua interezza un Sistema complesso e articolato come quello dello spettacolo dal vivo italiano, se dal dibattito vengono escluse le realtà rappresentative delle istanze maggiormente innovative e ri-generative del Sistema stesso?
Trascorso anche l’autunno, questo inverno ha dato l’ultima conferma di una disfunzione preoccupante: nel 2014 il DM venne pubblicato il 1° luglio, nel 2017 il 14 luglio, nel 2021 – nonostante la pandemia – il 25 ottobre. Il 2024 è invece terminato senza che tutto il comparto abbia avuto notizia alcuna di uno strumento fondamentale per la salute delle imprese, atteso invano dal mese di ottobre dello scorso anno.
“A nome delle 250 realtà che rappresentiamo, a cui è stata negata la parola, sentiamo di dover ribadire ancora una volta che c’è un problema ed è politico, e l’iter di un DM reso pubblico con un ritardo così evidente ne rappresenta solo il precipitato amministrativo. Nulla di nuovo sotto il sole, del resto aspettiamo il Codice dello Spettacolo e i suoi decreti delegati dal 2017! – affermano i membri del Direttivo, che proseguono: Eppure, qualcosa delle nostre proposte è rintracciabile in quei segnali – ancora troppo pochi – che puntano a un rinnovamento del sistema, cuore delle azioni di C.Re.S.Co. Proviamo così a condividere alcune riflessioni, mettendo in luce da una parte i segnali di apertura del DM, senza negarne l’approccio conservativo che a noi pare ispirare molte scelte”.
Il DM: opportunità e criticità del teatro di domani. Le riflessioni di C.Re.S.Co.
Si riportano nel dettaglio le riflessioni sul DM esposte dal Direttivo.
Negli obiettivi strategici del supporto allo spettacolo dal vivo (art. 2), che per noi continuano a rappresentare i valori più alti da cui dovrebbero derivare le norme, si introducono alcune novità, tra cui quelle volte a favorire l’accesso delle persone con disabilità alle attività dello spettacolo e alle relative carriere professionali, come espressione di un diritto e come valore artistico, culturale e sociale da condividere; allo stesso modo sembra di poter leggere una più corretta lettura degli spettacoli realizzati in luoghi non convenzionali, riconoscendo maggiormente il valore delle poetiche più innovative in termini di fruizione da parte dei cittadini e delle cittadine. Resta da chiedersi se questo elenco composto da 13 bellissimi obiettivi, che vanno dal ricambio generazionale al riequilibrio territoriale, trovi davvero una piena corrispondenza negli articoli di cui si compone il DM. Ce lo chiediamo pensando soprattutto al primo obiettivo, che parrebbe corrispondere a un convinto sostegno all’innovazione, nella misura in cui il DMconcorre allo sviluppo del sistema dello spettacolo dal vivo, favorendo la qualità dell’offerta, anche a carattere multidisciplinare, e la pluralità delle espressioni artistiche, i progetti e i processi di lavoro a carattere innovativo, la qualificazione delle competenze artistiche.
È davvero questa la priorità? A fronte di numerose nostre proposte volte a semplificare e armonizzare il sistema, stupiscono delle introduzioni che si contraddicono qualche riga dopo o spiazzano stravolgimenti di articoli di cui non comprendiamo il senso.
Pensiamo ad esempio all’infinita serie di proroghe previste dall’articolo 11 (Disposizioni generali relative a Teatri Nazionali e dei Teatri delle città di rilevante interesse culturale): un articolo composto di 5 commi e ben 6 deroghe ci sembra aver risentito di continui “ritocchi” per effetto di questioni specifiche e non certo per una sana visione di sistema! Eppure, nei risicati momenti di confronto che hanno visto al centro le nostre proposte, possiamo dire di essere riusciti a ottenere una crescente – ma ancora inadeguata – attenzione agli spazi di programmazione che Teatri Nazionali e ex TRIC dovranno riservare a spettacoli di autori viventi, alla nuova drammaturgia e alle nuove scritture di scena, rispettando la parità di genere e agendo per un ricambio generazionale.
Potremmo forse sembrare sognatori nell’immaginare un sistema che non abbia più bisogno di indicazioni specifiche per attuare quel rinnovamento dei linguaggi già previsto dagli obiettivi strategici, come potremmo apparire ingenui credendo che la parità di genere dovrebbe essere una priorità di tutto il settore, ma siamo altrettanto realistici da sapere che purtroppo queste prescrizioni sono ancora oggi urgenti e necessarie!
La tanto invocata attenzione alle giovani generazioni sembra ispirare anche l’introduzione del direttore artistico junior, se non fosse che 7 under35 (uno per ogni Teatro Nazionale) non fanno primavera e che le funzioni di queste nuove figure non sembrano chiaramente definite: su questo da subito ci siamo detti pronti a effettuare un monitoraggio per valutare la reale capacità d’azione dei nuovi direttori.
Proseguendo in questa breve analisi e rimandando le note tecniche ai nostri documenti già divulgati, si nota che gli altri settori subiscono solo piccoli “aggiustamenti” a differenza di quanto accade ai Centri di Produzione: per questi soggetti si introduce infatti una differenziazione per capienza (450 posti, 250 posti, 200 posti) e non per funzione, che potremmo leggere come una moltiplicazione di soggetti piccoli, medi e grandi di cui non si comprende affatto l’impatto sul sistema. Scompare inoltre la qualifica di Centri di Produzione nell’ambito della sperimentazione, con l’effetto di mettere a confronto soggetti tanto diversi a discapito di chi ha operato e opera in ambito di rischio culturale.